Voglio raccontarvi questa mia esperienza che ha lasciato un profondo ricordo nella mia mente.
Possedevo una coppia di scalari nati in casa mia , che dopo aver vissuto e prolificato abbondantemente in un acquario da 200 l. veniva da me spostata , per necessità, in un acquario da 80 l. A dire il vero , speravo che non si riproducessero più. Avendo io problemi di spazio nell'allevare la prole, nello spostamento non fornivo loro di proposito le piante a foglie larghe sulle quali erano soliti deporre.
Il 28/2 /1994, però , vedendo la femmina in procinto di deporre le uova e notando che agitata cercava un luogo consono alla riproduzione, mi lasciavo commuovere e davo loro un cono di terracotta , appena acquistato per una coppia di discus in riproduzione e mai provato.
Dopo solo mezz'ora la deposizione era già cominciata ed esattamente dopo 48 ore le uova si schiudevano e i pesci incominciavano a spostare le larve lungo il cono. Purtroppo il cono, forse perché nuovo, si rivelava inadatto allo spostamento e le larve scivolavano continuamente lungo la parete finendo sul fondo sabbioso.
A questo punto la femmina decideva di spostare le larve su un esile foglia di vallisneria , totalmente inadatta allo scopo, con il risultato che il fondo si riempiva sempre più di larve e i due poveri genitori non sapevano più "che pesci pigliare"
A questo punto, dispiaciuta per la loro disperazione , decidevo di intervenire.
In primo luogo toglievo tutte le vallisnerie presenti in acquario,e in mancanza d'altro le sostituivo con due belle foglie larghe di tessuto di una pianta finta che avevo in casa, e provavo ad osservare.
Nel giro di 5 minuti , dopo una vigorosa e sommaria pulizia ad una foglia da parte di entrambi i genitori, la femmina incominciava a spostare le larve rimaste sul cono, un problema era risolto.
Rimaneva però il recupero delle larve sparse sul fondo che erano molte e sparpagliate, inoltre la presenza di svariate lumache nella sabbia poneva l'urgenza del recupero, così visto che i pesci non ci sarebbero mai riusciti in tempo, mi accingevo io stessa a raccogliere le larve.
Devo premetter che anni prima, avendo perso la fiducia di vedere le cure parentali negli scalari, e con la tipica impazienza che si ha alle prime riproduzioni, allontanavo le uova poco dopo la deposizione ,ma poco dopo la schiusa regolarmente ottenevo un insuccesso o al massimo la sopravvivenza di una trentina di avannotti.
Dopo vari tentativi , avendo osservato che gli scalari appendono sempre le larve quasi in verticale e spesso nelle vicinanze di una porosa, provavo con infinita pazienza , avvalendomi di un contagocce , a disporre tutte le larve come fanno i pesci su un filtrino ad aria di poliuretano espanso, scartando la classica foglia alla quale non riuscivo a farle aderire. Con questo sistema il gioco era fatto, il risultato di una numerosa covata ottenuto.
Avvalendomi dunque di questa tecnica , ma non volendo togliere le larve ai genitori, introducevo dunque in acquario il famoso filtrino autocostruito e incominciavo la paziente raccolta, sperando che i pesci capissero.
Qui iniziava una stupenda esperienza. Dopo due attacchi vigorosi del maschio, con tanto di morso, e qualche minuto di perplessità della femmina che rimaneva ad osservare,mi ritrovavo con la femmina che concitata riprendeva la sua spola dal cono alla foglia, spostando le larve, io che col contagocce recuperavo quelle sul fondo e le ponevo sul filtrino, e il maschio che veniva a prendere le larve da me raccolte per disporre anche queste sulla foglia.
Poiché la femmina terminava tutti gli spostamenti prima che io raccogliessi tutte le larve, incominciava pure essa a presentarsi davanti al filtrino in attesa che io vi deponessi la mia raccolta per prenderla a sua volta e unirla al resto.
Entrambi i pesci avevano quindi capito che li stavo aiutando ed aspettavano che io deponessi i piccoli per trasportarli! Se questa non è simbiosi......
Vorrei spendere una parola sul perché tengo tanto alle cure parentali.
Forse perché negli anni sono maturata e ho perso l'impazienza del neofita,o forse perché da donna e da madre ho acquisito maggiore sensibilità in proposito, ho imparato che è meglio perdere più riproduzioni che togliere ai genitori la loro prole.
Quando i ciclidi non sviluppano le cure parentali, quasi sempre non è colpa loro ma delle condizioni sbagliate in cui li abbiamo messi: acquario di comunità dove il predatore non può venire allontanato come in natura, condizioni dell'acqua sbagliate, temperatura, fondo, piante, ambientamento,.....e chi più ne ha più ne metta.
Non c'è niente di più bello che vedere allevare gli avannotti dai loro genitori.
Cerchiamo di capirli, aiutiamoli, ma non togliamo loro la soddisfazione di nuotare con i loro piccoli intorno.
L'amore e le cure che loro dedicano ci ripagheranno della fatica che abbiamo fatto per trovare il giusto equilibrio e non ha importanza se la riuscita sarà dopo la prima o la ventesima deposizione, perché sarà una riproduzione perfetta come vuole madre natura.
In questo post non vi è nulla di tecnico, ma solo sentimento che spero di avervi trasmesso.
Vi garantisco che è tutto vero. quando li abbiamo tolti dai genitori sono risultati essersene salvati 218.
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